Viva la squola

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La mamma dei cretini è sempre incinta.

Lo dimostra l’arguto piano marketing di una scuola romana, che sul proprio sito web ci tiene a rassicurare le famiglie bene che i propri rampolli non dovranno mai dividere l’aula con figli di proletari, di disoccupati, di immigrati.

La cosa ha ovviamente sollevato un putiferio, con molti agguerriti che criticano in toto la scuola italiana, definendola classista.

Qualcuno ha ricordato che già nel 1967 Don Milani sosteneva che la scuola italiana “è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Ora, sono assolutamente d’accordo che la scuola gentiliana si porta dietro un sacco di problemi congeniti, sarebbe da rivedere in toto, soprattutto considerando il fatto che la sua naturale missione di fornire nozioni e strumenti di varia natura agli alunni, sulla base delle possibilità e dei limiti individuali, lascia sistematicamente il posto ad una sorta di meritocrazia malcelata, oltretutto infettata dal virus della devozione nei confronti della classe docente, che premia i “bravi” (definizione soggettiva di comodo) e punisce i “lavativi” (altro insieme volutamente poco chiaro).

Sorvolo, non è la sede adatta, sul meccanismo del potere bieco, perchè insandacabile, che molti insegnanti esercitano di prassi su giovani individui in formazione, arrecando danni psicologici enormi.

Ma qui secondo me si va ancora oltre.

Partendo da questo terreno di base, già di per sè tutto da sanare e molto diffuso nell’italica patria (salvo le dovute eccezioni, che per amor di verità esistono e tengono alta la bandiera di chi si ribella con il fare quotidiano), bisogna analizzare, per estirparle, le talee che sono state sapientemente piantate nel corso dei decenni dai loschi figuri che additiamo d’abitudine su questa pagina.

Non è la scuola ad essere classista, sono gli italiani che hanno idee e percezioni deviate di quali siano i valori che contano.

Media, social network, banconi dei bar, chiacchiere origliate involontariamente alla fermata del tram, ci dicono che le aspirazioni sono materiali, che contano la ricchezza, il successo, la bellezza esteriore, indumenti, oggetti, accessori fashion, possibilmente costosi.

Sei povero? Vai in una scuola di merda, a seguire le orme di quei falliti dei tuoi genitori (che a suo tempo per vari motivi non hanno potuto studiare).

Sei brutta? Muori zitella oppure passa il tuo tempo libero a tentare di darla di via al bancone di un bar (o se sei un uomo andando a mignotte).

Non brami ostentare uno status? sei un comunista, un fricchettone, un deficiente, un pazzo.

Sei figa? Fuori le zinne e cercati un marito ricco, cretina, tu che puoi.

Queste cose, deprecabili, sono radicate da tempo nella testa delle persone, individui che fanno i lavori più vari, compreso quello dell’insegnante o del preside di un istituto romano, che pensa sia naturale ossequiare i ricchi e mortificare i meno abbienti, come se essere danaroso ti rendesse a prescindere una persona migliore.

Come appare evidente, si tratta di un problema esclusivamente culturale, figlio di decenni di tv generalista, di programmi del biscione squallidi, ipocriti, devianti.

E soprattutto figli di un’arrendevolezza mentale, che invece di emanciparsi e godersi quello che si ha, si strugge nella frustrazione di anelare ciò che probabilmente mai potrà avere, sputando in faccia a sè stessi per quello che sono riusciti a costruire, in base alle proprie capacità o alle proprie fortune / sfortune.

Ritengo sia da qui che si debba partire, ormai noi siamo tutti fottuti, ma ogni giorno nascono, crescono e vanno a scuola bambini e ragazzini, argilla duttile che sta a noi plasmare, a noi in quanto società, ovvero un insieme organizzato di persone che condividono, oltre al resto, valori e ideali degni di questo nome.

Futuri giovani adulti che stiamo colpevolemente lasciando in pasto all’arena dei media, vecchi o nuovi che siano.

Alla scuola gentiliana potremo pensare quando la smetteremo di invidiare gli altri e inizieremo a rispettare noi stessi per quello che siamo e facciamo, con le nostre piacevoli diversità, snobbando modelli merdosi, che poi ci portano a sfogare inutili frustrazioni su chi identifichiamo come inferiore a noi.

Non è forse questo il meccanismo sovranista?

Sai perchè sei povero, brutto e non ti caga nessuno?

Per colpa dei negri e dei froci.

D.M.

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