Mondovì, scrivono “Qui c’è un ebreo” sulla porta del figlio di una deportata.
Dopo il tristemente famoso episodio del citofono ci ha preso gusto ed è andato davanti ad un negozio, chiuso tra l’altro, dicendo che li spacciano i nigeriani.
Comunque, il negozio si è poi rivelato di italiani ed è uno di quelli coi distributori automatici, senza personale. Pare sia stato chiuso, poi riaperto, per presunte irregolarità con la vendita di alcolici.
Gli episodi di, antisemitismo, razzismo, intolleranza e violenza sono triplicati dal 2016 a oggi.
Abbiamo quasi quotidianamente notizie di omosessuali picchiati, raid nei centri d’accoglienza, gesti di razzismo puro ed immotivato, parchetti vandalizzati con svastiche e taccio sui commenti social.
E oggi, sulla falsa riga delle delazioni di dj Nullità, siamo arrivati a marcare le porte di famiglie ebree o presunte tali.
E questo a due giorni dai raid di Salvini.
Potete girarmela come volete, inventarvi tutte le cazzate del mondo ma il populismo e il nazionalismo strisciante sta sgorgando maleodorante come cloaca con sempre più forza.
Dall’Inghilterra alla Francia, dagli States alla Polonia, dalla Svezia all’Ungheria affonda sempre più nel fango lo stivale dei maiali.
E questi maiali hanno facce e nomi noti che però trascinano e fomentano i tanti maiali con cui abbiamo a che fare tutti i giorni.
Perché le deportazioni e i massacri sono state ordinate dai dittatori e dal potere, ma sono state perpetrate dal vicino di casa.
A.G.
Che tristezza!