Calabria, il
deputato leghista e quei rapporti con la ‘ndrangheta che inguaiano Salvini.
Domenico
Furgiuele, onorevole leghista eletto in Calabria, pare sia legato a doppio filo
con le ‘ndrine (oggi su Reppublica e L’Espresso).
Il suocero,
considerato dai magistrati “imprenditore di riferimento delle cosche”
e condannato per estorsione, si è visto sequestrare l’intero patrimonio e
avrebbe provato a comprare una sentenza per riaverlo. Personcine per bene,
insomma.
Questo si
aggiunge all’inchiesta del Sole24ore dello scorso dicembre:” La mafia ha invaso
il Nord, che però, grazie alla Lega, continua a ricevere massicci investimenti”.
Che si aggiunge
all’ormai famoso legame a doppio filo con Paolo Arata, imprenditore dell’eolico
socio occulto di Nicastri, ritenuto dai magistrati tra i finanziatori della
latitanza del boss Matteo Messina Denaro (Repubblica e Espresso).
Che si aggiunge
alle collusioni mafiose di Lega e Fratelli d’Italia a Latina, dove i clan hanno
messo le mani sulla politica facendo eleggere chi volevano, gestendo voti, garantendo
affissioni intoccabili e muovendo galoppini (Contropiano).
Che si aggiunge
ai rapporti della Lega con uomini vicini alla ‘ndrangheta a Rosarno, dove i
verdi padani sono stati eletti (L’Espresso).
Poi in Puglia
abbiamo il senatore Roberto Marti. Secondo gli inquirenti si sarebbe prodigato
per far assegnare una abitazione al fratello di un boss (Report).
In Campania
abbiamo Vincenzo Nespoli, condannato in secondo grado per bancarotta
fraudolenta, che ha un nipote, Camillo Gracco, ora è assessore comunale per la
Lega, che sostiene nell’intervista che suo zio «ha dato una mano» a fare le
liste della Lega (Report).
C’è poi un
capolavoro ad Avellino dove Damiano Genovese, figlio di Amedeo, un condannato
per omicidio e ritenuto a capo di un clan (Report). Dico, condannato per
omicidio, mica un rubagalline.
In Sicilia
(poteva mancare?) c’è Antonio Mazzeo, uno dei primi leghisti a ottenere
consensi nella sua Meletto (provincia di Catania) e di suo zio acquisito Mario
Montagno Bozzone su cui pende una condanna in primo grado per concorso in
omicidio (Report).
La lista è ancora
lunga ma mi fermo qui, ho la nausea.
Perché parliamo
di Bibbiano, non intasiamo i pronto soccorso per gli aborti, non dobbiamo
tenere “stili di vita incivili”.
A tenere stili di
vita incivili e criminali ci pensano già i leghisti.
A.G.