L’insostenibile leggerezza dell’essere la biondissima Silvia Sardone.

“Ciao Greta. Tifi
per il coronavirus? L’Ue ti sfrutta per rifarsi l’immagine.

Il tuo è l’integralismo
dei finti ambientalisti, battaglie ipocrite, sbagliate e contro la gente
comune.

Quale modello di
progresso vogliono (gli ambientalisti, N.d.R.), forse tifano per il coronavirus
che sta riducendo l’inquinamento in Cina? “

“(Greta) perché invece
di avanzare proposte contro la gente comune come le tasse su plastica,
zuccheri, combustibili che finiscono per colpire i consumatori, non te ne vai
in Cina? “

Della biondissima
Silvia Sardone, vascello in balia dei venti dell’opportunità, prima in Forza
Italia col vento in poppa e poi passata alla Lega quando i verdi hanno iniziato
ad avere consensi, ho scritto qualche mese fa a proposito di un “servizio” sui
prodotti italiani all’estero volutamente pieno di omissioni e imprecisioni.

E mi tocca
scrivere di nuovo visto che la, cito dalla sua biografia, “donna come tante,
una mamma che cerca di districarsi tra famiglia e lavoro con due splendidi
figli”, lancia strali dai banchi dell’UE durante l’incontro con la Thunberg.

E lo fa alla sua
maniera, mischiando tutto, buttandola in caciara, parlando molto senza dire
nulla.

Secondo l’astuta
Sardone il Coronavirus sarebbe benvisto da Greta, le proposte di una vita più
ecosostenibile e rispettosa del pianeta e di chi ci abita sarebbero “contro i
poveri consumatori” che per la Sardone, evidentemente, sono dei poveri pirla
senza coscienza ai quali interessa solo consumare tutto e lasciare tappetti di
merda ovunque vadano.

Insomma, la
Sardone rappresenta perfettamente l’abbruttimento leghista che attacca a testa
basta senza argomentare, mischia tutto, usa il benaltrismo come base dei
discorsi e, di fondo, non sa nulla.

Mi ricorda la famosa
battuta del piccione: “Discutere con certe persone è come giocare a
scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione
farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà
camminando impettito come se avesse vinto lui”.

A.G.

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