Quando Salvini, dalla Annunziata, è stato sepolto dalle parole di Abubakar Soumaoro, in un impeto di merditudine (lo so, non esiste questa parola) si è messo a sghignazzare perché il sindacalista ha annunciato uno sciopero dei braccianti.
“Ma come? Adesso scioperano i clandestini?”.
E lo hanno fatto.
Hanno incrociato le braccia.
E nessuno, nessuno, ha raccolto i pomodori per 12 ore.
E nessuno, nessuno, ha raccolto le fragole per 2 euro l’ora.
E nessuno, nessuno, si è spezzato la schiena per le zucchine.
E nessuno, nessuno, è morto o è stato bastonato o è stato stuprato o è stato malmenato per aver chiesto una mascherina o aver chiesto di pisciare o aver chiesto dell’acqua mentre coglieva arance, melograni, patate, meloni o qualunque altro ortaggio o frutta “comprate italiano” di sto cazzo lo sciacallo usa per i suoi merdosi post da food blogger.
Perché, vedi, Matteo caro, tu puoi anche sentirti superiore, prendere per il culo gli ultimi e gli indifesi, additarli come criminali, clandestini, reietti, invasori o qualunque altro aggettivo la tua propaganda malata ti chiede di usare, ma c’è un particolare, una differenza abnorme di cui non tieni conto.
La differenza è che loro sono persone e hanno la dignità del lavoro e per questo, pur nella loro condizione forzata di clandestini, di sans papier, di inaccettabili per i tuoi decreti, possono e devono scioperare per conquistare quei diritti di base umani che tu, insieme ad altri, vuoi negare.
Ma tu, avanzo di fango del Po, tu, come potrai mai scioperare, sospendere un lavoro per lottare con dignità per i tuoi diritti se un lavoro e una dignità non le hai mai avute?
A.G.