Quasi amici

Febbraio 2020: Matteo
Renzi, intercettato da cronisti a margine della discussione, ha precisato:
“Non intervengo in aula, ma voto”. E poiché nelle ultime ore si erano
moltiplicate le voci di un possibile “salvataggio” dell’ex ministro
dell’Interno da parte di Italia Viva, ieri Renzi ha confermato che il suo
partito voterà a favore del processo: “Salvini vuole essere processato? –
ha detto ieri al Tg5 e ha ripetuto anche oggi al Tg2 – Lo accontenteremo, anche
se fatico a vedere un reato. Questo lo decideranno i magistrati”.

L’assurda difesa
degli ultrà renziani, un po’ ovunque ma anche su questa pagina, al non voto di
oggi è: ma devono leggere le cartehhhhhh! Sono responsabilihhhhh!

Certo. Leggere le
carte. Di una richiesta arrivata mesi e mesi fa.

Oppure la più
gettonata, la mia preferita: vabbè, tanto non sarebbe passata comunque.

Certo, quindi,
seguendo sto ragionamento, cazzo si vota a fare?

So che il mio
partito prenderà meno voti di quello, per dire, di Salvini? Me ne vado al mare,
perché votare?

Tra l’altro, è
tecnicamente sbagliato perché l’unico dubbio era Giarrusso. Il voto contrario
di Riccardi non era previsto, quindi era un testa a testa, 12 a 12, con
Giarrusso, ahimè, ago della bilancia.

Ma così facendo i
renziani hanno confezionato un piccolo capolavoro.

Non solo si sono
rivelati per quelli che sono, smentendo sé stessi, ma hanno anche fatto passare
in secondo piano la defezione di Riccardi, l’unico dei 4 senatori grillini ad
aver votato contro, e persino reso inutile il già inutile Giarrusso, come detto
ex grillino in odore di Lega.

Tutto questo perché
Renzi e la democrazia non sono proprio amici, ma sono quasi amici.

A.G.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.