Chiamatemi Winston

No, non stiamo rievocando il meraviglioso Mr. Wolf interpretato magistralmente da Harvey Keitel, ma del britannico Churchill, il cui memoriale londinese è stato imbrattato dal corteo antirazzista.

In questi casi il rischio delle tentazioni revisioniste è concreto e bisogna mantenere alta la guardia, ma forse il punto è che laggente inizia vagamente a svegliarsi e a capire che personaggi del genere, che hanno ricoperto ruoli del genere, non possono essere ingenuamente impacchettati con etichette come buono, bravo, cattivo, malvagio, che è roba da analfanbeti funzionali.

Ma qui il punto non è se Churchill fosse o no razzista, il punto è che i britannici storicamente sono stati un popolo fortemente razzista, colonialista, schiavista, gente che rapiva uomini donne e bambini in Africa occidentale per rivendersele ai caraibi, marchiandole a fuoco come marchio di qualità (la tracciabilità della filiera era un tema già sentito allora).

E pure omofobi (Alan Touring fu condannato alla castrazione chimica per reato di omosessualità negli anni ’50, dopo aver contribuito in modo più che determinante alla risoluzione del conflitto mondiale).

A Bristol la statua dello schiavista Edward Colston è stata abbattuta, vilipesa e buttata nel fiume, un atto dovuto anche se avvenuto tardivamente, nonostante la scultura fosse molto divisiva da anni (Colston fu tutto fuorchè un modello cui ispirarsi), perchè le autorità locali ricordavano le opere filantropiche che aveva compiuto per lavarsi l’odore di merda da dosso (il famoso “ha fatto anche cose buone”).

Ma perchè, vogliamo parlare dei francesi, che si ritengono divini e testano ordigni nucleari negli atolli del pacifico, tra le altre cose?

O del Manifesto degli scienziati razzisti che anticipò le nostre leggi razziali fasciste?

O dei deliri del crucco con i baffetti?

Vogliamo parlare di Montanell,i che in diretta TV, tutto garrulo e spocchioso, spiega ad un’incredula Elvira Banotti, attivista femminista italoeritrea, che la moglie dodicenne, che aveva comprato e poi rivenduto quando si trovava in Abissinia a far finta di fare il soldato, era “un docile animaletto”, che “in Africa è un’altra cosa” e altre schifezze razziste, suprematiste, machiste?

Oppure parliamo di politici contemporanei che “terroni di merda”, “vesuvio bruciali col fuoco” e altre merdate del genere?

La lista è lunghissima solo delle cose che hanno pochi decenni, quindi molto, troppo recenti per un tema così schifoso e da debellare e sradicare dalle culture di massa.

Caro Harvey, magari arrivassi tu serafico, con il tuo stilosissimo “Mi chiamo Wolf, risolvo problemi”.

Ne abbiamo giusto uno piuttosto grande: noi stessi.

D.M.

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