Uno scandalizzatissimo Beppe Severgnini si scaglia a testa bassa e accecato dal livore contro i Sentinelli di Milano, rei a suo dire di aver osato proporre la rimozione della statua di Montanelli dai Giardini di Porta Venezia, peraltro intitolati allo stesso giornalista, che è stata imbrattata più volte negli ultimi anni con l’accusa che fosse un pedofilo.
Lo fa scrivendo un articolo, che vi posto nei commenti per chi non l’avesse letto e volesse farlo, in cui in modo goffo e del tutto privo di struttura logica e motivazioni sensate protesta alla sola idea di discutere della figura, secondo lui irreprensibile, di Montanelli.
Sappiamo tutti di cosa stiamo parlando: del fatto che mentre serviva come militare fascista in Abissinia, ha comprato una bambina di 12 anni del luogo, che ha usato come schiava sessuale fino a che non è venuto il tempo di rivenderla e tornarsene in Italia.
Ora, ognuno studia e approfondisce, apre una propria posizione sul, se vuole la discute e si confronta, ma vorrei essere chiaro su un punto: quell’articolo di Severgnini fa schifo e costituisce un punto infimo di non-giornalismo all’italiana.
Manipolatorio, tendenzioso, spocchioso e a tratti squallido.
Finge, in modo imbarazzante e ridicolo, una ricostruzione dettagliata e fedele della vicenda, omettendo tutti i dettagli raccapriccianti e distorcendo, a favore della propria tesi, le parole dette in diretta tv dallo stesso Montanelli (si trovano su Youtube): dove Severgnini riporta “ha accettato come compagna”, il giornalista afferma “fu comprata”.
Beppone nostro scrive che “poi capì l’ingiustizia”, mentre Indrone suo ha sempre rivendicato, fino alla fine dei suoi giorni, la irreprensibilità del proprio operato, anche con un certo orgoglio (per cosa, non si sa).
Severgnini omette platealmente l’atteggiamente retrogrado, maschilista e medievalista tenuto da Montanelli nel racconto compiaciuto di quell’avvenimento, di cui si vantava.
Sappiamo bene che i giornalisti italiani e soprattutto quelli che si sono formati in odore di Corriere e milanesità, abbiamo un’adorazione ai limiti del divinatorio per Montanelli.
Bene, liberissimi di farlo e liberissimi di applicare la sospensione del giudizio quando saltano fuori aspetti poco edificanti della vita dell’uomo e di continuare a magnificare il professionista.
Ma quello che Severgnini volutamente fa è tentare di plagiare sul tema, sparando senza contraddittorio dalla potenza di fuoco del Corriere, con un articolo vergognoso e deviato scritto a fini personali, spacciando una propria opinione, legittima, per verità consolidata, dileggiando i Sentinelli, come si conviene fare quando si parla ad una platea folta, solo perchè si sono permessi di porre la questione, anch’essa più che legittima.
Beppone, vatti a rileggere i racconti raccapriccianti di Montanelli sulle difficoltà meccaniche della deflorazione della bambina infibulata, che non poteva quindi provare piacere, ma si asserviva alle voglie sessuali ferine del tuo idolo di una vita intera.
Forse capirai che per intitolare giardini e statue alle persone, queste devono essere state irreprensibili anche moralmente e non basta essere stati bravi a fare il prorio lavoro per diventare dei modelli assoluti da tramandare con tanta determinazione ai posteri.
E forse capirai anche che razzismo, maschilismo, disprezzo delle altre culture e via dicendo sono problemi concreti e infestanti della società che tu dipingi quotidianamente dal tuo bell’ufficio, che vanno discussi ampiamente e con confronti civili ed evoluti, non zittiti e chiusi in un cassetto come fai tu.
Beppe & Indro, una faccia e una razza, dimostrano sempre di più, in questi tempi assurdi che stiamo vivendo, che puoi essere un grande professionista, dimostrare eccellenti abilità affinate nel tempo, con dedizione e applicazione, ma che se non lavori alacremente sull’onestà del tuo intelletto, beh ragazzo mio, sei solo un ottimo impiegato del mese e nulla più.
D.M.