
In questi giorni il tema del razzismo è caldissimo, ovunque.
Si parla, finalmente, di razzismo nella sua accezione più reale ed allargata, quella che non comprende solo il suprematismo in base alla pigmentazione della pelle, ma anche quello di genere e in generale contro tutto ciò che è diverso da chi lo esercita.
Sarah Hegazi è stata un’attivista egiziana per i diritti LGBT, arrestata per aver esposto, durante un concerto, una bandiera arcobaleno.
In carcere ha subito torture e violenze di ogni tipo.
Una volta uscita, si è rifugiata in Canada, ma è stata sopraffatta dalla depressione e, non riuscendo a convivere con i ricordi della prigionia, si è tolta la vita.
Mi vengono in mente slogan di forza e di coraggio, che dicono cose tipo “potete lacerare la nostra carne, ma non potete distruggere il nostro spirito”.
Invece lo spirito di Sarah è stato lacerato insieme alla carne, che poi è l’obiettivo delle torture, demolire le persone scomodo, perchè non ci riprovino e siano d’esempio.
Anche questo è suprematismo, un razzismo maschile e di genere, quello per cui ci sono sempre feroci aguzzini che trasformano Sarah, o chiunque al suo posto, in un “animaletto docile”.
Ciao Sarah, hai lasciato al mondo, crudele con te, il tuo perdono.
Ma non lo merita.
D.M.