Matteo Salvini, Giorgia Meloni, poi Mario Giordano, Belpietro, la Mussolini… no, non è vero che sono dei bulli.
Appartengono ad un’altra categoria di gente che da ragazzini e adolescenti abbiamo avuto come compagni di scuola. Non bulli, ma soggetti che viscidamente stavano con i bulli, davano loro manforte, contro i deboli, contro i più fragili.
Rappresentano coloro che, direttamente non torcevano un capello a nessuno, alieni, apparentemente, dalle botte che i bulli davano alle proprie vittime.
Erano normali ragazzi che godevano, ridacchiavano, provavano sadico piacere nel vedere i veri prepotenti scagliarsi senza pietà contro i più deboli.
C’è un film che rappresenta questi soggetti in modo geniale: “Siamo uomini o caporali”. Il regista, Camillo Mastrocinque, dirige due giganti della recitazione come Totò e Paolo Stoppa in modo magistrale, in un film che a distanza di 65 anni, non nella sceneggiatura, ma nel significato più intimo, rimane di un’attualità sconcertante.
“L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali” dice Totò nel film. E nella propria vita.
Ecco: i Salvini, Meloni, …eccetera… sono dei caporali. Il caporale, uomo o donna sempre dalla parte del più forte, del prepotente, spesso suo zerbino; contro i più deboli, i più fragili, quelli più intelligenti. La banalità grassa e trasudante che mette la testa dentro l’acqua alla sensibilità e all’intuizione, fino a farla svenire.
Le sparate, le urla, di Mario Giordano che fa il buffone, senza esserlo (perchè per fare il buffone occorre estro e fantasia) sono la più chiara rappresentazione del caporale: quello che a scuola metteva la mano davanti al proprio compito per non farti copiare e che faceva la spia all’insegnante dicendogli che tu volevi copiare da lui.
Quello che, tutto eccitato, andava dal bullo per spifferargli che Tizio lo aveva criticato o che Caio aveva fatto una figuraccia e doveva essere irriso e umiliato. E Salvini, il pavido quando le cose si fanno serie e duro quando c’è da buttarla in caciara. Quello che citofona al campanello del ragazzino straniero dichiarato spacciatore dalla vicina di casa, ma che non si sognerebbe mai di andare a Gioia Tauro a citofonare chiedendo, “scusi, lei è della ‘ndrangheta?”.
I caporali, quelli e quelle che irridono una ragazzina che si è messa in testa di dare un segnale per salvare il mondo come Greta Thunberg; quelli e quelle che tirano fuori falsità vergognose per mettere in cattiva luce una donna coraggiosa come Ilaria Cucchi; o quelli e quelle che sfottono Liliana Segre, che a novant’anni è stata capace, con poche parole, di dare una ventata di freschezza e di senso nel guardare al futuro.
Mastrocinque, Totò, Stoppa, avevano azzeccato. E noi li ricordiamo con quel film nella consapevolezza che a distanza di 65 anni non è cambiato nulla. Ci sempre sono uomini e caporali.
Effebì.