Con due gocce di eroina si addormentava il cuore

La tragica morte per overdose della neomaggiorenne di Terni riapre una questione che qualifica l’intera Italia come una nazione di cagasotto.

La questione in oggetto è il tema della lotta alla droga, in particolar modo quelle pesanti e potenzialmente letali, del cui taglio non si sa nulla, fonte di introiti mostruosi per la malavita organizzata e di cortocircuiti mentali per la nostra bigottissima popolazione.

Ricordo che negli anni ’80, andavo alle elementari allora, ci fecero un lavaggio del cervello continuo sul fatto che non dovevamo in nessun modo drogarci.

Allora ci si riferiva all’eroina, che aveva appena parzialmente spazzato via una generazione di ventenni.

Oltre trent’anni dopo siamo ancora qui, con l’ignoranza e la mancanza di consapevolezza, con conservatori e ultracattolici che preferiscono lasciar ingrassare la mafia e abbandonare la fragilità della giovinezza alle strade mal frequentate e alle piazze dello spaccio, in balia di pusher senza scrupoli, piuttosto che rischiare di confondere l’elettorato di riferimento, quello che va a prendere la comunione in chiesa la domenica, ma si volta sempre dall’altra parte per non vedere la realtà pericolosissima e compromessa che la loro pavida arrendevolezza lascia prosperare.

Quella realtà insidiosa che si insinua come un virus nelle maglie delle difficoltà e delle ingenuità giovanili, rischiando di comprometterla per sempre.

E gli ultracattolici e bigotti all’uso di cui sopra sguazzano dentro questa zona grigia di miscuglio tra “droghe leggere” e pesanti, tra equiparazioni politiche, tra convenienze di voti e ignoranza, tra connivenze mafiose e tornaconti, perché, in fondo, a chi di dovere, della droga e dei tossici fotte sega.

E il tanto decantato orgoglio italiano, ancora una volta, muto.

D.M.

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