Domani sarà passato un mese dal giorno in cui l’Azebaijan ha attaccato la popolazione del Nagorno Karabakh, con il sostegno della Turchia e l’utilizzo, denunciato su vari fronti, di bombe a grappolo, che stanno facendo strage disumana di civili.
Domani sarà passato un mese dal giorno in cui l’Azebaijan ha attaccato la popolazione del Nagorno Karabakh, con il sostegno della Turchia e l’utilizzo, denunciato su vari fronti, di bombe a grappolo, che stanno facendo strage disumana di civili.
Nonostante due cessate il fuoco proclamati e sistematicamente violati, la situazione non accenna a placarsi ed è drammatica: terroristi e mercenari, ingaggiati e spediti in prima linea dall’asse turco-azero, seminano il panico e riversano fiumi di sangue per le strade, dove stanno giustiziando per decapitazione i giovani armeni, tra le altre atrocità.
Il Nagorno Karabakh è una regione comnpresa tra Armenia e Azerbaijan, corrispondente alla regione del Artsakh, a nord dell’Iran, che nel 1992 entrò in un conflitto armato durato oltre due anni, dopo una escalation di violenze e pulizie etniche da ambo le parti.
Siamo nel contesto della dissoluzione sovietica del post-perestrojka e l’obiettivo è proclamare la Repubblica autonoma del Nagorno Karabakh, fino ad allora un oblast (regione) sovietico, avvalendosi proprio di una legge russa dell’epoca che ne dava il diritto.
Nonostante la ferocia del conflitto e l’accanimento dell’Azerbaijan, che si oppone tuttora all’indipendenza, la neonata repubblica si consolida de facto, grazie anche all’appoggio dell’Armenia – che rivendica a sua volta la regione contesa – ma non viene riconosciuta a livello internazionale, riconoscimento che manca ancora oggi.
Su queste basi l’Azerbaijan è estremamente determinato a riconquistare la zona, preannunciato da dichiarazioni belligeranti di Erdogan, che punta ad un equilibrio dell’area sotto il suo controllo egemonico.
Anche perchè, qui viene il casus belli, quella parte del mondo è in fermento, per via del nascituro Gasdotto Trans-Adriatico, che porterà il gas azero in Europa attraverso la Puglia.
L’Azerbaijan è il principale fornitore energetico dell’Italia e, da paese ricco qual è, ha inondato di liquidità L’Europa, per comprarsi un atteggiamento compiacente e rinunciatario dei valori costituenti dell’Unione, a proprio favore in circostanze come queste.
Per questo un’autentica crisi umanitaria, condita di terrorismo mercenario e pulizia etnica, sta bagnando quella terra di sangue innocente, mentre qua praticamente non se ne fa la minima menzione.
Fino a che noi Italiani non sapremo renderci autonomi dalla dittatura dei colossi energetici, ad esempio attraverso uno sfruttamente adeguato delle nostre risorse, specie in chiave di rinnovabili, ma non solo, saremo sempre delle belle statuine pronte a zerbinarci di fronte a massacri indegni.
Senza mai provare vergogna.
D.M.
Domani sarà passato un mese dal giorno in cui l’Azebaijan ha attaccato la popolazione del Nagorno Karabakh, con il sostegno della Turchia e l’utilizzo, denunciato su vari fronti, di bombe a grappolo, che stanno facendo strage disumana di civili.
Nonostante due cessate il fuoco proclamati e sistematicamente violati, la situazione non accenna a placarsi ed è drammatica: terroristi e mercenari, ingaggiati e spediti in prima linea dall’asse turco-azero, seminano il panico e riversano fiumi di sangue per le strade, dove stanno giustiziando per decapitazione i giovani armeni, tra le altre atrocità.
Il Nagorno Karabakh è una regione comnpresa tra Armenia e Azerbaijan, corrispondente alla regione del Artsakh, a nord dell’Iran, che nel 1992 entrò in un conflitto armato durato oltre due anni, dopo una escalation di violenze e pulizie etniche da ambo le parti.
Siamo nel contesto della dissoluzione sovietiva del post-perestrojka e l’obiettivo è proclamare la Repubblica autonoma del Nagorno Karabakh, fino ad allora un oblast (regione) sovietico, utilizzando proprio una legge russa dell’epoca che ne dava il diritto.
Nonostante la ferocia del conflitto e l’accanimento dell’Azerbaijan, che si oppone tuttora all’indipendenza, la neonata repubblica si consolida de facto, grazie anche all’appoggio dell’Armenia – che rivendica a sua volta la regione contesa – ma non viene riconosciuta a livello internazionale, riconoscimento che manca ancora oggi.
Su queste basi l’Azerbaijan è estremamente determinato a riconquistare la zona, preannunciato da dichiarazioni belligeranti di Erdogan, che punta ad un equilibrio dell’area sotto il suo controllo egemonico.
Anche perchè, qui viene il casus belli, quella parte del mondo è in fermento, per via del nascituro Gasdotto Trans-Adriatico, che porterà il gas azero in Europa attraverso la Puglia.
L’Azerbaijan è il principale fornitore energetico dell’Italia e, da paese ricco qual è, ha inondato di liquidità L’Europa, per comprarsi un atteggiamento compiacente e rinunciatario dei valori costituenti dell’Unione, a proprio favore in circostanze come queste.
Per questo un’autentica crisi umanitaria, condita di terrorismo mercenario e pulizia etnica, sta bagnando quella terra di sangue innocente, mentre qua praticamente non se ne fa la minima menzione.
Fino a che noi Italiani non sapremo renderci autonomi dalla dittatura dei colossi energetici, ad esempio attraverso uno sfruttamente adeguato delle nostre risorse, specie in chiave di rinnovabili, ma non solo, saremo sempre delle belle statuine pronte a zerbinarci di fronte a massacri indegni.
Senza mai provare vergogna.
D.M.