Perseverare diabolicum

Collegno, la giunta comunale, a guida PD, nega il servizio di scuolabus a una bimba rom, la quale deve farsi tre chilometri all’andata e al ritorno per raggiungere la scuola.

Questo perchè la bambina non è residente (vive in un campo rom autorizzato), mentre i genitori sono disoccupati e non possono dimostrarsi indipendenti dal punto di vista economico.

Ora, è opinione di chi scrive che la cultura nomade, soprattutto ove fortemente radicata, sia un tema da prendere con le pinze, con competenza e soprattutto senza buonismi, per una serie di motivi concreti che si palesano in una sostanziale incompatibilità con gli ambienti sociali che abbiamo consolidato negli ultimi due millenni.

Tuttavia se coltiviamo realmente la sana e sacrosanta ambizione a eliminare situazioni di disagio e degrado sociale, come sono la maggior parte dei campi rom, ma non solo, possiamo investire le nostre energie e risorse progettuali unicamente nella direzione di un’integrazione che passi attraverso una consapevole emancipazione dei soggetti, partendo innanzitutto dalla formazione scolare e prescolare.

Diventa quindi fondamentale, se vogliamo che le strade si svuotino di individui che vivono di espedienti, puntare sull’allargamento senza condizioni dell’accesso ai servizi di base – istruzione, sanità, casa, lavoro – al fine di creare, nel giro di massimo due generazioni, una stabilità sociale aspirazionale, che renda la normalità e la compatibilità un obiettivo ambito naturalmente e non per imposizione.

Questa bimba ha una grande opportunità: la voglia dei genitori di sradicare da una vita di miserie ed emarginazioni i propri figli, anzichè di aderire acriticamente ad una cultura che nella sua accezione originale si è fatta desueta e non più praticabile.

Ed è quindi un campanello d’allarme che le amministrazioni, grandi o piccole che siano, approccino con così tanta superficialità argomenti così sensibili a attuali.

Forse perchè, come sospetto, larga parte di chi si candida ad amministrare, per poi farlo concretamente, non abbia ancora ben chiaro quali siano gli argomenti attuali, nonchè urgenti, da affrontare per dare alla politica un senso di ampio respiro che guarda al futuro, invece che alle prossime due settimane.

E come sempre la regola si conferma: farcela è un privilegio elitario.

D.M.

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