Usa, Brandon Bernard è il più giovane condannato alla pena di morte degli ultimi 70 anni: è morto nella notte.
Ennesima persona giustiziata dal sistema giudiziario del paese delle libertà.
Condannato a morte a 18 anni per aver preso parte ad un duplice omicidio è stato ucciso nella notte.
Cos’è la pena capitale? Cos’è il carcere o casa di correzione?
Le pene, al giorno d’oggi, si usano come deterrente ai reati e, se il reato è comunque commesso, si incorre in una pena detentiva atta a correggere il reo.
Questo sarebbe il concetto, che va nella direzione di un reinserimento della persona nel tessuto sociale e produttivo del paese con ovvi ed evidenti benefici, anche economici.
Qualora non fosse possibile il reinserimento si hanno due strade.
Carcere a vita, a spese della società, o giustiziare il soggetto, “buttarlo” via, così da non pesare economicamente e fare spazio a nuovi criminali nelle carceri.
Ma, si diceva, le pene servono come deterrente e più sono severe, più dovrebbero funzionare.
Guardando i dati, però, pare proprio di no.
Negli stati dove è in vigore la pena di morte, i reati a lei legata non sono mai calati.
Quindi perché tenerla? Uno stato dovrebbe sempre evitare la morte. È una sconfitta per la società stessa.
Rimane solo una ragione per somministrare morte; la vendetta, che può essere capibile solo se si è la famiglia della vittima.
Ma lo stato no, lo stato non può assecondare istinti, abbassarsi al livello di chi delinque.
Uno stato vendicativo e non correzionale è uno stato fallito.
A.G.