Il governo dei migliori di Mario Draghi pare non essere cosi’ tanto dei migliori, almeno sulla carta.
È una critica ai nomi, non all’operato, ovviamente, perché mi lasciano molto perplesso.
Vediamo i più importanti partendo dai riconfermati.
Di Maio agli esteri, qui non ho bisogno di dirvi perché Draghi lo avrebbe dovuto cambiare.
Speranza alla salute, sul buon Roberto pesa notevolmente il “dossier Ranieri Guerra” e le non risposte di questi mesi. Forse un governo nuovo avrebbe richiesto un uomo nuovo a capo di questo ministero che è fondamentale.
Lamorgese, niente da dire, ha fatto un ottimo lavoro e si merita la riconferma.
Passiamo ai nuovi, che nuovi non sono.
Giorgetti allo sviluppo economico, è il naturale capo della Lega che farà presto le scarpe a Salvini. Ha passato 25 anni in parlamento con notevole trasformismo diventando da cazzuto padano a europeista tout court. È l’eminenza grigia del sole delle alpi, abile a tessere trame e diplomazie, dentro, ma abilmente fuori, a tutti gli scandali, all’apparenza più ragionevole di Salvini e sicuramente più intelligente e furbo. Per questo molto più pericoloso.
Erika Stefani alle disabilità, ministero voluto da Salvini per fare il buonista. La Stefani è quella che andava in giro coi cartelli “no ius soli”, ultraradicale e pasionaria autonomista. Speriamo che coi disabili sia di più larghe vedute…
Massimo Garavglia al turismo, leghista anche lui, ma ha solo un procedimento per turbativa d’asta, praticamente immacolato.
Marta Cartabria alla giustizia, lei è un “tecnico” e, rispetto a Bonafede non è un passo avanti, è un oceano avanti. Un po’ troppo CLina per i miei gusti, ma sono io che sono pignolo.
Cingolani al nuovo ministero per la transizione ecologica, tecnico, è un noto fisico, non saprei giudicarlo, ma pare essere persona degna.
Franco all’economia, anche lui un tecnico. Beh, essere all’economia avendo Draghi come presidente mi farebbe sentire inutile come un venditore di ghiaccio in Siberia.
Bianchi all’Istruzione, anche lui un tecnico. Mi direte, rispetto all’Azzolina meglio lui. Forse si, non so, ma so che era lui a guidare la task-force per la Azzolina, quindi…
La Bonetti alle pari opportunità pare tanto un contentino per Renzi, che ha perso comunque molto, ma è talmente innamorato e pieno di orgoglio per aver fatto cadere il governo che neanche lo ha capito.
Mara Carfagna al Sud, non ho troppo da dire su di lei, alterna cose buone con uscite dubbie, non vedo pero’ il passo avanti rispetto al suo predecessore del PD Provenzano, anzi.
La Gelmini agli affari regionali, che dire… la Gelmini ha brillato solamente nel tunnel pieno di neutrini dal Cern al Gran Sasso. Anche qui non mi sembra un passo verso i “migliori”.
Chiudiamo con Brunetta alla PA che prende il posto della stellina Dadone. Brunetta… lui ha dichiarato di essere molto amico di Draghi, spero che non sia stata una carica data in amicizia, altrimenti i tornelli per i dipendenti pubblici di antica memoria voluti da lui medesimo anni urleranno vendetta.
Tirando le somme, qualche tecnico, tanta Lega e FI, un po’ di PD e una spolverata di polvere di stelle.
Sparisce lo sport e questo lo trovo inspiegabile e sparisce l’opposizione e questo, invece, me lo spiego bene.
Il governo tecnico che, al contrario del governo Monti che doveva togliere soldi, deve dare soldi a pioggia e fermare la pandemia, almeno nei nomi, non mi pare così incredibilmente migliore.
Inoltre ha un handicap enorme che sono le troppe anime di questo polpettone, con autentici mine vaganti (la Lega, per citare la più nota) e con ben poche eccellenze.
Draghi è sicuramente persona con capacità superiori, conoscenze ed esperienze, ma mi aspettavo meno equilibrismo politico e decisamente di più dai nomi di questo “governassimo dei migliori”.
A.G.