La grande emergenza italiana che fa e ha fatto migliaia di vittime e che dura da decine di anni non è il virus, non sono gli immigrati e non è nessuna delle “emergenze” su cui si specula ogni giorno sui social e in campagna elettorale.
La vera emergenza è la violenza sulle donne.
13 settembre, oggi: Donna uccisa nel Bresciano dall’ex marito (tutti italiani)
12 settembre: Femminicidio Vicenza: arrestato l’omicida, è il marito (lui italiano, lei di origini straniere)
9 settembre: Il delitto di Bronte, Ada Rotini uccisa il giorno della separazione (tutti italianissimi)
9 settembre: Chiara Ugolini uccisa dal vicino. Costretta a bere candeggina, gli organi dilaniati (italiano lui e italiana lei)
4 brutali omicidi in 5 giorni. In soli 5 giorni.
Salvini non ne ha parlato, lui sempre pronto a sciacallare anche se un immigrato butta una carta per terra.
Silenzio anche dalla Meloni, la italianissima Donnamadrecristiana.
In generale poche righe qua e là.
Perché non è bello far sapere che facciamo schifo tanto quanto, se non di più, di tutto il resto del mondo.
Non è bello sottolineare che ci sono italiani che uccidono le donne. Non fa gioco, non porta voti, non ci fa sentire bene.
Non serve a creare una distrazione, non serve a creare un nemico spendibile, non scatena manifestazioni di analfabeti complottari.
No, passa la notizia sulla timeline o la si legge distrattamente sul giornale tra un intervista a un No-Vax e il risultato delle partite.
Al limite ci si sofferma mezzo secondo a pensare “poverina”, poi si resta rapiti dall’immigrato che ha scippato una signora o che è scappato da un CPT o che ha il Covid o da un idraulico che dice che il vaccino contiene i microchip.
E poi nulla, le dimentichiamo fino al prossimo femminicidio.
Impiliamo gli omicidi uno sopra l’altro, li facciamo diventare anonimi, cadono nell’oblio della memoria collettiva di una nazione flagellata da ragazze e donne uccise perché endemici di un retaggio patriarcale e cazzocentrico che ci va benissimo.
E passiamo oltre.
A.G.