Dopo la conferenza stampa di presentazione del prossimo Festival di Sanremo, il 14 gennaio scorso, in molti hanno fatto notare come Amadeus, presentatore designato, nonchè unico uomo contornato da uno stuolo di donne, abbia fatto prevalentemente riferimento alla bellezza delle signore che lo assistiranno durante il Festival, al momento di presentarle alla stampa e, di conseguenza, al grande pubblico.
In particolare ha sottolineato più volte la bellezza della morosa di Valentino Rossi, Francesca Novello, rivendicandone la scelta in quanto donna che sa “stare vicino ad un grande uomo stando un passo indietro”.
Alla fine si è lasciato andare e ha aggiunto che la trova pure simpatica.
Ora, la Novello fa la modella influencer ed è alla sua prima esperienza del genere sul grande schermo, quindi con un po’ di cinismo potremmo dire che è la classica gnocca selezionata per fare audience.
Ma è doveroso sottolineare che tra le co-conduttrici ci sono professioniste ultranavigate come Antonella Clerici o Mara Venier, giornaliste affermate come Emma d’Aquino e Diletta Leotta, ci sono persino la Bellucci e Sabrina Salerno, che non sono proprio di primo pelo.
Mi sento sereno nell’affermare che le signore appena citate abbiano un curriculum televisivo quantomeno equivalente a quello di Amadeus, se non superiore (tipo che probabilmente la Venier ha iniziato a fare televisione già nel ‘600).
Ma ci tiene, la Rai del 2020 ancora sozza di sovranismo, a riconfermare uno schema consolidato, che tanto piace (o si presume piaccia) al popolino: il maschio alfa piacione circondato da donne che gli sono subalterne in quanto tali, a prescindere da qualità o meriti.
Non si parla di qualità professionali, nè intellettuali, si decantano le qualità estetiche, in culo ad anni di mazzo quadro che si son fatte per arrivare dove sono arrivate.
Anche la stessa Novello, classe ’94, è un pesce fuor d’acqua in confronto alle altre, confermando la tesi per cui la selezione si passa con la bellezza esteriore.
Ma infatti è figa e tant’è.
E quindi, anno dopo anno, va in scena lo stesso Festival, con le stesse dinamiche, specchio fedele dell’Italia che non cambia mai.
E che non a caso viene chiamata Belpaese.
D.M.
quindi anno dopo anno, va in scena lo stesso Festival, con le stesse dinamiche, specchio fedele dell’Italia che non cambia mai.
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