Ipse dixit: “Indagato per “omicidio volontario” il Carabiniere aggredito a Napoli da un ragazzo che aveva già rubato un Rolex e una catenina.
Con tutto il rispetto per la giovane vittima, perché la morte è sempre un dramma, #iostocolcarabiniere”.
Sarete sicuramente tutti al corrente dell’orribile fatto di cronaca di ieri.
Un poliziotto, pare a passeggio con la propria ragazza, quindi in borghese, ha reagito ad un tentativo di rapina sparando e uccidendo il rapinatore. Un ragazzino di 15/16 anni.
Al momento ci sono le indagini in corso, la dinamica dell’azione non è stata chiarita, la balistica, gli investigatori e i giudici stanno cercando di capire.
Ad oggi, quindi, al netto delle scellerate reazioni dei parenti della vittima, dei fenomeni da salotto televisivo e delle interviste a pioggia dei quotidiani, sul fatto in se non sappiamo nulla di definitivo.
Pare ovvio che sia inutile e, anzi, controproducente e sbagliato, sputare sentenze. Ancor più sbagliato se queste condanne e sentenze vengono da chi dovrebbe o vorrebbe rappresentare le istituzioni.
Fare un tweet come quello fatto da Salvini è grave e pericoloso.
Grave perché, a certi livelli, bisognerebbe avere la decenza di tacere, rispettare il dolore di entrambe le parti e stemperare gli animi.
Pericoloso perché porsi aprioristicamente da una parte sola vuol dire delegittimare uno dei tre poteri su cui si fonda la nostra repubblica e mettersi contro i magistrati.
Ma come uno sciacallo annusa e sbrana un cadavere inerme, la bieca propaganda populista annusa e si ciba di istinti viscerali e non di ragione e ponderazione.
A.G.