Diari della quarantena

La quarantena sta diventando giorno dopo giorno sempre più dura.

Strane cose accadono in casa.

Mia moglie, donna manager, sempre in tailleur, abituata a rientrare a casa tardi, ha sviluppato la sindrome di Cindarella. Cammina per casa con un cinturone caricato a spruzzini di colore diverso, uno straccio come bandana e un aspirapolvere sulle spalle come zainetto. 

In realtà più che Cenerentola sembra Clint Eastwood che si è arruolato nei Ghostbuster.

Ad aggravare la situazione, un bipede di 90cm mi saltella attorno 24 ore su 24 emettendo suoni strani. Lo avevo già visto girare per casa prima della reclusione ma sempre e solo nel tardo pomeriggio e per non più di un paio d’ore. Dopodiché scompariva dietro ad una porta con mia moglie, che sembra avere un buon rapporto con lui.

Comunque anche io sto instaurando un cordiale rapporto con il piccolo alieno. Ho anche varcato la sua porta, non sapevo in casa ci fosse un’altra stanza.

I problemi con mia moglie invece si stanno ingigantendo.

Ieri per esempio mi stavo bevendo un martini vodka per aperitivo. Lei si è messa a strillare che è inammissibile bere un vodka martini di aperitivo alle 9.30 del mattino.

Abbiamo pure litigato per le sigarette perché sostiene che devo tornare a fumare giù in tavernetta che il fumo passivo fa male a Giacomino (conosce il nome de piccolo alieno).

Non essendoci partite di calcio, di tennis, di basket, l’automobilismo, lo sci, la motoGP ma neppure una fottuta partita di cricket o curling non ho scusanti e devo aiutare in casa.

La suddivisione dei mestieri è però, con mia grande sorpresa, fruttuosa. Ho scoperto oggetti nuovi come un sacco colorato sotto alla montagna di vestiti in lavanderia. Inoltre ho imparato a programmare una lavatrice che, oltretutto, ora la chiamo correttamente “lavatrice“ senza confonderla con la lavastoviglie. È piena di lucine e il movimento circolare del cestello è ipnotico.

Muovendo il divano per pulizie ho ritrovato: due accendini, quattro bottoni, elastici, un’oliva, patatine e noccioline, strani oggetti colorati che credo appartengano al piccolo alieno, tre euro, cinquemila lira, otto sesterzi, il nostro primo gatto. Vivo.

Tutto sommato adesso le cose si stanno aggiustando.

Con mia moglie i rapporti si sono ricuciti, io scendo in tavernetta verso le 9 del mattino e rientro verso le 4, nel mentre le mando dei wapp. 

Con il piccolo alien…, pardon, Giacomino abbiamo sviluppato un codice comunicativo efficace, c’è stima reciproca e ora mi chiama papà.

Il redivivo primo gatto lo abbiamo addestrato e va a fare la spesa.

A.G.

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