L’anarchico bombarolo

Il primo maggio
del 1886, a Chicago, ci fu una enorme manifestazione di lavoratori, per lo più
operai, indetta dai sindacati.

Cinquantamila,
riportano le cronache, guardati a vista dalla polizia che, ricevuto l’ordine di
disperderli, sparò sui manifestanti, uccidendone cinque e ferendone centinaia.

Il giorno dopo si
organizzò un comizio con i leader sindacalisti, bollati come anarchici, a
parlare a una folla di duemila persona. Anche lì la polizia cercò di disperdere
i manifestanti, ma all’improvviso una bomba esplose tra la folla che uccise un
poliziotto e fu, nella storia statunitense, il primo attentato dinamitardo.

La reazione fu
violenta e confusa e gli uomini in divisa spararono, tra l’altro uccidendo
sette di loro per il fuoco amico e dei passanti.

Le rappresaglie
continuarono nei giorni successivi con 8 arresti di anarchici e socialisti,
seguiti da torture e condanne a morte.

La convinzione
comune fu che la bomba fu provocatoriamente lanciata da un poliziotto e Parson,
uno degli anarchici ricercati e latitante si costituì, ben sapendo di andare
incontro ad un processo truccato, con queste parole: “Mi uccideranno ma non
potevo restarmene in libertà sapendo che i miei compagni erano stati arrestati
e sarebbero stati giustiziati per fatti di cui essi sono colpevoli al pari di
me”.

L’anno dopo, il
presidente americano Cleveland, volle commemorare gli episodi di Chicago
istituendo la “giornata dell’Organizzazione dei Cavalieri del Lavoro”, avendo
paura che, intestandola ai lavoratori semplici, fosse troppo “socialista”.

Inoltre da lì partì
il comune modo di dire dello “anarchico bombarolo” anche se, pare, il bombarolo
fu il poliziotto.

Da secoli il potere costituito si mescola e trama, inquinando i fatti e da secoli c’è chi lotta e talvolta perde la vita per contrastarlo e per affermare i propri diritti di uomini e lavoratori.

Buon primo
maggio.

A.G.

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