
A seguito delle massicce proteste di piazza attorno al movimento “Black lives matter” negli USA sta accadendo qualcosa di molto interessante: sono in corso operazioni di smantellamento del potere giudicato eccessivo e sicuramente fuori controllo delle forze di polizia.
New York ha tagliato i fondi al corpo della sua polizia, si parla di cifre sui 6 miliardi di dollari, mica bruscolini, che verranno destinati a nobili cause.
Minneapolis ha addirittura sciolto la polizia, per rifondarla in qualcosa di strutturato in modo tale da rendere l’operato degli agenti trasparente e darne conto alla cittadinanza, abbattendo le coltri di omertà e cameratismo che insabbiano un utilizzo bieco e del tutto personale dell’autorità della divisa.
La cosa è potentissima per due motivi: il primo è che finalmente e incredibilmente la politica sta facendo qualcosa che da sempre millanta, ma che si è sistematicamente ben guardata dal fare, ovvero mettere al centro i comuni cittadini, che poi sono coloro che costituisco le comunità locali, che insieme compongo contee, regioni, stati, nazioni.
Il secondo è che gli amministratori locali lo stanno facendo a proprio scapito, in quanto la polizia statunitense è fortemente sindacalizzata e costituisce un potente e vasto bacino elettorale lobbizzato (un po’ come i nostri tassisti che votano uguali e fanno accordi preelettorali, per intenderci).
E lo stanno facendo contro il governo centrale di Whashington, dove nello studio ovale siede un analfabeta repubblicano che ha vissuto in una bambagia dorata tutta la vita e pensa, come tutti i suoi colleghi nel mondo, che la polizia sia la milizia privata della politica.
Forse in un mondo dove si muore di malattie, di povertà, di guerre e tante altre ingiuste atrocità, morire per colpa di uno che di mestiere dovrebbe protteggerci e servirci, ad ogni costo, forse questa cosa inaccettabile potrebbe iniziare a cambiare in meglio.
E non in peggio, che rimane comunque il vero grande talento dell’umanità.
D.M.