L’Umbria leghista cancella l’aborto farmacologico: tre giorni di ricovero obbligatorio.
Da quando l’Umbria è stata infettata dai leghisti, con la governatrice Tesei, in carica dallo scorso novembre, abbiamo avuto, in ordine sparso:
- L’assessore Luca Coletto condannato per “propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”.
- La corte dei conti indaga per una mega partita di 15mila test sierologici a fronte di una necessità di 5mila.
- Nel frattempo taglia drasticamente i fondi alla protezione civile, solo 200 mila euro stanziati quest’anno.
- Poi: In piena emergenza, l’Umbria leghista taglia gli stipendi a medici e infermieri
- Nel pieno della crisi e a dispetto delle indicazioni di governo, la giunta leghista di Perugia nega il taglio di IMU e TARI.
- Inoltre, insieme alle altre due regioni neo leghiste, Sardegna e Basilicata, l’Umbria è stata messa in esercizio provvisorio per non avere presentato i bilanci.
- La “spesa sanitaria tornata alle stelle. L’Umbria rischia il commissariamento”.
Pochi giorni fa, infine, una legge che emerge direttamente dai rigurgiti del tempo e proietta gli umbri in un oscurantismo ideologico che sembrava impossibile potesse tornare.
Il tutto mentre il boss si strafoga di ciliegie e sputazza sui bambini morti di Covid e i suoi sottoposti governano con arroganza.
D’altronde, come dicevano i latini, l’arroganza è la madre dell’ignoranza (Inscitia omnis arrogantiae mater est).
A.G.