Mi è capitato sotto gli occhi l’ennesimo articolo sul “Signor Distruggere”, la popolarissima pagina social che mette alla berlina una categoria chimera di internet, le cosiddette “mamme pancine”, che è più volte esondato in radio, televisione ed editoria.
Articolo critico, cerca di analizzare e mettere in luce gli aspetti deprecabili di questi fenomeni contemporanei, che estremizzano e rendono ubique le esperienze che un tempo erano relegate ai banconi dei bar e al chiacchiericcio tra pettegole comari.
Tra le varie cose, evidenzia come i tantissimi seguaci di Distruggere si accaniscano con grande piacere nei confronti di malcapitate inconsapevoli, messe alla berlina a loro insaputa.
Si stupisce di donne che disprezzano altre donne, alla faccia della solidarietà di genere, sgrana gli occhi di fronte alla ferocia della folla virtuale che lincia a parole, condanna una pratica barbara di dileggio gratuito.
Vorrei andare oltre: essendo un fenomeno social, è per definizione basato sulla community che ha costruito.
Le community nascono e crescono attorno ad interessi e passioni comuni, aiutano a non sentirsi soli, creano senso di appartenenza e perfino solidarietà.
E andrebbe tutto benissimo, se non fosse che i seguaci di quell’omone barbuto amano riunirsi per dare libero sfogo ai propri istinti ferini, vomitando disprezzo verso sconosciuti, si danno pacche sulle spalle virtuali quando raggiungono vette di accanimento mai raggiunte prima, compiaciuti del proprio operato collettivo.
Distruggere si difende sempre sostenendo di essere un intrattenitore.
Se ne deduce che ci sono quasi 1.100.000 persone (un milione e centomila, cazzarola) che si riuniscono quotidianamente nell’agorà social per “intrattenersi” insultando, odiando, schifando persone per la loro supposta ignoranza.
Voi lo sapete a cosa è identico tutto questo, vero?
Alla community, ancora più numerosa, di quell’altro omone barbuto fenomeno dei social.
Tutto identico: odio, livore, accanimento.
E so di per certo che tra i follower di Distruggere ci sono dei convinti antileghisti.
E qui va tutto in tilt, inevitabilmente.
Cambiano gli argomenti, ma la sostanza è la stessa: non importa chi sei, cosa fai o cosa voti, se sei sempre allettato dalla gogna di massa.
Le buone intenzioni chiedono di costruire un Italia migliore in un mondo migliore, ma per fare questo occorre che si impari a costruire, invece di deliziarsi nel distruggere.
Quindi, voi supponenti snob intellettuali, la prossima volta che incontrate un leghista, fateci comunella, perchè siete fatti della stessa pasta.
D.M.