Il Sole 24 ore ha
recentemente pubblicato un’intervista a Marco Donati, direttore generale di
Cosco Shipping lines Italy.
Cosco è un
colosso cinese di trasporto navale e costituisce, da solo, circa l’8% della
movimentazione, dunque anche degli introiti, del porto di Genova da cui, negli
ultimi sessant’anni, ha fatto transitare le merci da e per l’oriente, nonché
servito tutto il bacino mediterraneo e buona parte degli arrivi dal canale di
Suez, tra le altre cose.
Un cliente da
coccolare, direte voi.
E invece Donati
fa presente che Cosco ha mandato ultimamente una circolare a tutti i propri
clienti indicando di evitare assolutamente di scegliere Genova come porto di
transito e che ha deciso di spostare TUTTO il traffico merci che gestisce ai
porti di La Spezia, Ravenna, Trieste e Venezia.
Indovinate perché?
Per via della
disastrosa situazione in cui versano le autostrade liguri, ostaggio da
settimane di controlli e pianificazione di interventi di messa in sicurezza,
che causano tratti infiniti ad una sola corsia, chiusure notturne e diurne di
snodi nevralgici, code chilometriche, traffico paralizzato da levante a ponente
e in ogni altra direzione.
Letteralmente, i
camion non posso raggiungere il porto di Genova per caricare i container e
trasportarli nelle regioni limitrofe.
Una follia
assoluta.
Nel lamentare
questa situazione, ovviamente insostenibile per un colosso del genere, Donati
fa anche presente che un cliente che se ne va potrebbe anche non avere motivo
per tornare, cosa che per una città come Genova che vive del proprio porto
commerciale equivale ad un suicidio.
Tutto ciò a noi
sembra un esempio perfetto del totale fallimento del sistema Italia: un paese
che cera disperatamente di rimanere a galla, ostaggio di una politica
totalmente incapace e completamente priva di visione a medio e lungo termine,
sia nel tempo che nello spazio.
Questa pantomima
delle autostrade liguri, che si trascina dal drammatico evento del crollo del
ponte Morandi e anche prima, mette a nudo la totale inettitudine dei ministri
di competenza, dei capi partito, del governo e soprattutto del suo premier, che
gode di buona popolarità prima di tutto perché considerato un belloccio dalle
signore.
Circa un anno fa
scrivevamo che Conte è il peggior premier della storia della Repubblica, per il
solo fatto di aver accettato un incarico così complesso e selettivo, pur non
avendo mai fatto niente di vagamente simile per un solo giorno in vita sua.
Ribadiamo questo
concetto: peccare di hybris gli riesce benissimo, ma ci serve qualcuno di
capace, di preparato, di lungimirante, non qualcuno che passa le sue giornate a
sentire esperti che lo istruiscono su questa o quella questione, di cui non sa
assolutamente nulla, cose che si presuppone un premier dovrebbe già conoscere e
padroneggiare per via di un lunghissimo e faticoso percorso di formazione
politica, amministrativa e gestionale.
Invece il presuntuoso
“ragazzo di sinistra” con ciuffo da ganzo rappresenta perfettamente
la sua linea di comando, fatta di persone improvvisate, lato M5S, e da
maneggioni incapaci, buoni solo a scalare un partito in difficoltà come il PD,
che sta diventando una pericolosa incubatrice di arrivisti che hanno fiutato
dei vantaggi per sé stessi in un paese allo sbando.
E mentre Conte,
Di Maio, Zingaretti (sì, è ancora vivo), insieme ai cortigiani di riferimento,
sono ancora lì a cercare di capire cosa cazzo sta succedendo, il mondo continua
a girare e a fare scelte che ci escludono o ci penalizzano, perché chi dovrebbe
decidere per noi non ha cultura internazionale, idee di business globale,
comprensione di logiche geopolitiche, nessuna visione progettuale, né capacità
di fare collegamenti causa-effetto tra i vari avvenimenti.
Abbiamo tanti
problemi, ma uno sopra gli altri: non riusciamo a pretendere che si candidi
solo gente di grande e comprovato valore.
Se non ci
emancipiamo da questa finta politica, siamo destinati al declino.
D.M.