Premesso che, nonostante la pressante partecipazione social di ieri, incredibilmente i femminicidi non si sono fermati nemmeno per una pausa sigaretta, confermando che indignarsi sul sofà non serve ad una beata minchia e che sarà il caso di tornare a libri e piazze per tentare di risollevarsi umanamente, oggi riprendiamo un altro argomento altrettanto caldo in questi giorni, ovvero il degrado della regione Calabria.
Che poi è il degrado di più o meno tutto il meridione, com’è noto da che esiste il concetto di Italia.
Non ricordo quasi nulla delle notizie interne che i tg passavano quando ero un bimbo ingenuamente inconsapevole, ma ho ben fisse nella memoria frasette buttate là dal mezzo busto e dalle voci fuori campo dei servizi, come “il divario tra nord e sud”, la “questione meridionale”, il “ministero per il mezzogiorno” e altre amenità del genere.
Sono passati alcuni decenni, ma mi pare che non sia cambiato nulla, anzi la faccenda si è sempre più incancrenita, tanto che non è possibile nominare un tecnico di valore come Gino Strada a commissario dell’emergenza covid, senza incappare nel dissenso autoritario di alcune “famiglie” della zona che hanno in mano la gestione del territorio da almeno un secolo e mezzo.
Parliamo di una terra completamente trascurata dalla politica, abbandonata al controllo della malavita organizzata, mafia, camorra, ‘ndrangheta, dove regna la disoccupazione, dovuta anche ad una pressione fiscale immane che fa lievitare spaventosamente il costo del lavoro (avete mai visto con i vostri occhi quanto cazzo costa assumere una persona?).
I giovani fuggono in cerca di opportunità, salvo passare i giorni a lamentarsi di quanto sia brutto stare dove stanno e quanto vorrebbero tornarsene al sud.
E il nord industrioso che li odia, se li sente gravare sulle spalle, loro che producono, assumono, pagano tasse e fatturano, perchè non possono in alcun modo fare il nero e questo gli sta parecchio sulle palle (però mica se la prendono con locali e discoteche, per dirne alcuni, che non emettono uno scontrino manco a morire).
E la politica cosa fa?
Vaneggia di accise, di immigrati, di titoli di stato che ingozzano un debito pubblico gargantuesco, promuove referendum inutili sul numero dei parlamentari in piena pandemia, insomma non perde occasione per dimostrare di non capire un cazzo della contemporaneità che si trova a gestire e di voler solo comportarsi come conviene a favor di telecamere.
Ora, sono il primo a sostenere che una buona comunicazione sia essenziale per una buona politica, ma qui si esagera e i fallimenti sono tangibili.
L’Italia è soffocata nella morsa di due mostri spaventosi e voraci, l’evasione fiscale e la criminalità organizzata, gli Scilla e Cariddi dei nostri giorni, che divorano la dignità e la qualità della vita di percentuali importantissime della popolazione italiana, ulteriormente messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria.
E la cosa che fa più imbestialire è che il potenziale del nostro territorio è immenso, ma a nessuno interessa minimamente valorizzarlo.
Il meridione è un giovane di belle speranze, mandato a mendicare per strada prima di finire le scuole dell’obbligo da genitori che vivono agiati sui colli romani.
Fanculo.
D.M.