La festa della donna, orsù celebriamola!
Però non facciamo che la si celebri troppo, giusto un poco, giusto oggi, tanto per darle il contentino.
Da domani torniamo alla bella quotidianità, fatta di atteggiamenti, parole e azioni contro di esse.
Come in questo articolo del buon Filippo Facci, articolo datato (2013), ma che lui ha modificato e rilanciato sulla sua pagina Facebook due giorni fa e di cui vi riassumo i passaggi più disagiati:
Titolo: PIU’ UN PAESE E’ EVOLUTO E PIU’ AMMAZZANO DONNE
Svolgimento: “(…) a me Natalia Aspesi piace, nel tempo mi è diventata simpatica per le stesse ragioni per cui un tempo non la sopportavo.
Anzitutto è anziana, ha 92 anni: e l’età di una donna che rimane lucida si può anche dire, perché diventa un pregio.”
A Facci la Aspesi piace perché è vecchia, ma lucida. Non perché scrive bene, ragiona bene o per specifici meriti, no, perché è vecchia… Però si riprende subito e comincia a criticarla.
“al suo articolo pubblicato l’altro ieri su Repubblica ha già educatamente replicato (nel senso che di contribuire, non di demolire) Vittorio Feltri su Libero. Il tema è ancora la menata dei «femminicidi» (le virgolette non le toglierò mai) e la Aspesi ha fornito una sua millesima spigolatura, cui non replico nel dettaglio perché non ne ho voglia”
Eccoci qui. I femminicidi sono una “menata”, una rottura di coglioni, che palle sti femminicidio, che palle ste donne che godono a farsi ammazzare, meno male che c’è Feltri che le ha sistemate. Oltretutto non risponde nel merito dell’articolo perché “non ne ha voglia” o, forse, non ne è capace. Si riferisce all’articolo della Aspesi dal titolo “Le donne e l’uomo mascherato” del 25 febbraio scorso nel caso voleste leggerlo (tra l’altro un bel articolo) . Ma andiamo avanti.
“non c’è argomentare su femminismo o femminicidio che non abbia di sfondo, alla fine, la presunzione che un paese arretrato favorisca il peggio, il tradizionalismo dei ruoli, il patriarcato, la moglie vista come serva domestica e sparafigli, una babysitter permanente, naturalmente cuoca, sfavorita nel lavoro dalla natura e dall’arretratezza di paesi sforniti di adeguati servizi sociali. “
Non è l’arretratezza che porta le donne ad una condizione di inferiorità, dice Facci. Anzi ora ve lo dimostra con numeri che non lasciano dubbi.
“Ci sono paesi come Austria e Finlandia che hanno tassi di femminicidio tre volte superiori ai nostri. Non sono casi particolari: anche altri paesi in cui la donne sono sicuramente più emancipate delle nostre (in tutti i campi come ad esempio la Germania, la Francia, il Regno Unito e i paesi scandinavi, ebbene, ammazzano più donne che da noi. Insomma, c’è una verità è innominabile: più un paese è evoluto – e la parità pienamente raggiunta – e più tendono a equivalersi gli omicidi tra uomini e donne. “
E poi delira: “Quello che in Italia si tende a non dire è che abbiamo il tasso di omicidi di donne in assoluto più basso della storia d’Italia e però vantiamo un tasso di omicidi in famiglia – laddove le donne sono uccise con maggiore frequenza – che rimane costante. Solo che femminicidio si può dire e scrivere, familicidio no.”
Mi fermo qui…
Vado a controllare i numeri sullo European Data Journalist Network e, sorpresa, Facci ha scritto una marea di strozzate. Vediamole.
I paesi che registrano i casi più numerosi sono sparsi ai quattro angoli del pianeta. In Russia, El Salvador e Sudafrica il tasso di femminicidio supera i 6 casi ogni 100mila donne, toccando punte di 15 casi ogni 100.000 donne in Honduras.
Beh, pare proprio che un po’ di arretratezza culturale aiuti a sbudellare qualche donna, ma continuiamo.
In Europa i casi più numerosi si registrano in Italia, Germania, Regno Unito.
Ma come? Filippone dice che l’Italia è virtuosissima e i paesi del nord brutti e cattivi.
Se invece prendiamo i dati considerando il tasso di femminicidi in rapporto alla popolazione in Europa ecco che ai primi posti ci sono Montenegro, Lituania, Lettonia, Rep Ceca, Albania, Bosnia, Ungheria e Croazia.
Non voglio dire che siano paesi arretrati, ma, seguendo il ragionamento di Facci, non sono l’Austria o i paesi Scandinavi.
Ma Facci lo ha scritto chiaro e tondo, in Italia non ci sono femminicidi, ci sono “familicidi”, che però coinvolgono solo donne… dei familicidi di donne in pratica.
E mischia la condizione generale della donna (a parte il caso estremo di femminicidio, ma il pensiero della donna come essere inferiore, casalinga, sottoposta, sfruttata) che, è evidente, si accentua in paesi meno sviluppati, con il femminicidio in sé che è un cancro che prescinde dal progressismo di un paese. Per farla breve, Facci scrive una marea di merda inesatta.
Ecco, questo piccolo esempio di disagio maschilista fa capire bene perché sulla situazione della donna in Italia e nel mondo ci sia ancora molta strada da fare, partendo proprio da “esempi” come questo qui sopra.
Comunque oggi siamo tutti a festeggiare perché è ancora l’8 marzo.
A.G.