Orgoglio e giudizio

Ormai siamo alla frutta e i segnali sono lampanti ovunque.

Ad esempio succede che nel veronese una docente di tedesco, insospettita dalla puntualità delle risposte dell’alunna interrogata, le chieda di bendarsi per proseguire la lezione, in modo da scongiurare il fatto che stia abilmente leggendo le risposte da qualche supporto, cartaceo o digitale che sia.

Segue il solito bordello social e mediatico, bla bla bla, ha fatto bene-ha fatto male, eccetera.

Insomma, ‘sti gran cazzi: forse la liceale copiava, forse no, sicuramente la prof è andata oltre le sue mansioni – forte di un potere bieco e insindacabile, quello del docente – ma è solamente un ennesimo episodio delle problematiche culturali del belpaese, su vari fronti, quindi decido che l’argomento non merita particolare attenzione, è una non notizia sull’ennesimo studente vessato a cazzo da un’insegnante.

Ma ecco che poco fa mi imbatto in un post della seguitissima pagina “Prof. Guido Saraceni”, che non lesina bordate a destra e a manca verso obiettivi che attirano l’attenzione anche della nostra pagina.

Noto subito che il tenore di questo post è molto meno incendiario del solito, ridimensiona l’accaduto, minimizza il comportamento della “collega” e di altri “colleghi in difficoltà” e altra retorichetta buttata lì, diversamemente dai suoi post che mi capita sovente di leggere.

E poi il capolavoro dell’immondo: Saraceni prof. Guido, seguitissimo sui social, in quanto ritenuto autorevole, se ne esce dicendo “Signori miei, noi abbiamo il compito di giudicare”.

Noi abbiamo il compito di giudicare.

Noi abbiamo il compito di giudicare.

No cazzo, questa è merda cattoperbenista da scuola gentiliana.

Il ruolo dell’insegnate è appunto quello di insegnare, ovvero prendere un individuo con determinate caratteristiche e portarlo da un punto A ad un punto B in merito ad un dato argomento, accordando il rispetto di quelle caratteristiche e dei programmi ministeriali.

Questa di oggi è una grande lezione per me: innanzitutto puoi essere il più grande intellettuale del mondo, ma se ti toccano la tua sfera finisci immediatamente a scivolare sulla merda.

Secondo, evidentemente 230.000 like su facebook possono dare la presunzione di poter intervenire per manipolare su temi di interesse personale, anche se la manipolazione è il tuo nemico principale e facendolo stai cagando sui valori che sbandieri ogni giorno.

Vatti a fidare dei social…

D.M.

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