Quattordici anni fa moriva Rosa Park.
Ha cambiato le regole razziste statunitensi dicendo “no”.
No. Io non mi alzo, ha detto.
No. Sono nel giusto, ho pagato il biglietto e non cedo il posto ad uno stronzo bianco.
È stata arrestata, ma ha vinto.
Pochi mesi fa, Carola Rackete ha detto “no”.
No. Io non resto in mare.
No. Sono nel giusto, ho salvato delle persone e non resto ferma qui a farle soffrire, forse morire.
È stata arrestata, ma ha vinto.
Malala Yousafzai, giovanissima ragazza pakistana, ha detto “no”.
No. Io a scuola voglio andare.
No. Mi ribello a voi talebani, vi denuncio, scrivo e diffondo il vostro oscurantismo, la vostra violenza, la vostra ignobile ignoranza.
Le hanno sparato alla testa, è sopravvissuta per miracolo, ma ha vinto.
Nancy Wake, un’australiana immigrata in Europa e sposata ad un francese, ha detto “no”.
No. Non sto qui a guardare i nazisti uccidere e deportare.
No. Sono nel giusto e li combatto.
Le hanno ucciso la famiglia, perseguitata, reso la vita un inferno, ma ha vinto.
Ci sono tanti “no” che hanno cambiato la storia di una nazione, di un popolo, del mondo.
E spesso sono state pronunciate da donne.
Dite no.
A.G.