Dietro la lavagna.

Hanno fatto scalpore le dimissioni natalizie del ministro Fioramonti motivate con la mancata iniezioni di fondi per la scuola pubblica.

Al netto delle ovvie polemiche di un ministro a 5stelle che si lamenta della carenza di fondi, quando il suo partito ha voluto l’RdC (che non ha creato un posto di lavoro che sia uno e non ha sistemato il caos nei centri d’assunzione) e votato Quota100, due provvedimenti che hanno letteralmente bruciato miliardi di fondi pubblici, il problema è atavico e annoso.

Secondo l’OCSE siamo fanalini di coda per spese per l’istruzione. Addirittura sestultimi, tra Lituania e Slovacchia.

Lo scorso governo, Salvini e DiMaio e compagnia hanno tagliato ulteriori 4 miliardi, ma lo hanno fatto prima di loro un po’ tutti.

L’ignoranza paga sempre e quando si parla di scuola, infatti, è per il crocifisso o il presepe che c’è o non c’è o Gesù nero o quanti stranieri abbiamo o quattro studenti con due canne o i cani antidroga che trovano, appunto, due canne o stronzate così.

Poi crolla un soffitto, non c’è carta igienica, non ci sono insegnanti e non c’è un edificio decente e tutto il circo della politica si costerna e si indigna.

Salvo poi tornate a parlare di crocette appese ai muri e bambinelli colorati mentre stiamo crescendo solo asinelli.

A.G.

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